sabato 27 novembre 2010

Una estremità violacea.

Ebbene si, è stato a lungo dibatutto ma tra i due mozzichi d'ossa c'è una nuvoletta (callo osseo) non troppo pronunciata ma c'è. Così mi ha tolto il gesso e sfilato i due ferri dal piede. Ho fatto anche la prima seduta di fisioterapia ma tutte le mie speranze di camminare in una settimana si sono infrante quando ho visto la condizione. Non si tratta più di un piede. E' una estremità al bordo di una gamba raggrinzita violacea in alcuni punti da sangue raffermo, crostoficato di betadine (40 giorni senza essere mai lavato), un po' storto, gonfio a livello della caviglia, con due buchi che ieri sanguinavano copiosamente e oggi invece dormono. Appena l'ho visto libero ero felice. Da ieri sera ogni volta che lo guardo mi viene da piangere e mi rendo conto che sono proprio una donna senza carattere. Invece di usare tutta la mia forza mentale su pensieri cretini dovrei usarla sulla determinazione a riprendere a camminare. Venti giorni ci vorranno, se va bene.
E chi lo dice in ufficio?
Non ho più lacrime per piangere ma non so fare altro, maledetta me.

martedì 23 novembre 2010

stato fisico: un film dell'orrore

"Sei il colore che... non ho! E non catturerò. Ma se ci fosse un metodo, vorrei che fosse il MIO."


Questa mattina mi sono osservata allo specchio per più del solito minuto e mezzo al quale mi sto dedicando nell'ultimo mese. Ho delle occhiaie spaventevoli. Dei capelli avvizziti come la pelle della gamba destra. Gli occhi spenti. La gamba destra molto più magra della sinistra. Forse ho preso un chilo o due con questa vita sedentaria. Però ho le guance scavate, un po' sofferenti. Una immagine da pietà.


Se penso poi che ho due ferri incastonati nel piede come nei migliori film dell'orrore mi viene da vomitare. Ogni notte sogno in riferimento a venerdì. Sogno che mi diranno di stare altri venti giorni con il gesso. Sogno che mi sfileranno via i ferri a vivo e urlerò e sgorgherà il sangue. Sogno che non tornerò a camminare bene, io fanatica del tacco 12. Sogno che mi si spezza un ferro nel piede e resta lì per sempre. Sogno che mi tolgono i ferri e mi ci legano i polsi al lettino e abusano di me. Sogno che non potrò più ballare e correre.
Vaffanculo, mi faccio un altro caffè.
Non voglio più dormire.




lunedì 22 novembre 2010

Sogno, no son desta !

Oggi metto l'arma nel velluto: ho voglia di restarmene qui. Gentilmente abbarbicata a quattro cinque immagini che ho appena sognato. Nell'ultimo mese di reclusione con i sogni faccio il delirio. Mi succede qualunque cosa e sto iniziando a pensare che siano più interessanti della vita reale. (Mi sto rinchiudendo in me stessa?)
Peccato che, la venuta di Morfeo, peraltro anch'essa molto desiderata, tardi sempre a farmi visita cosicchè in quei brevi sprazzi di sonno devo consumare velocemente tutti i paradisiaici mondi in cui mi auto catapulto.
Proiettata verso venerdì e la speranza che mi tolgano il gesso.
Che consolazione
!

domenica 21 novembre 2010

La proporzionalità tra l'immoralità e l'immortalità !

Anche questa mattina piove. Io e D dormiamo a sensi alterni. Io mi addormento alle tre, lui si alza alle otto, io mi alzo alle 11, lui a quell'ora si riaddormenta. Così continuo a dedicare tempo a questo libro (Papà Goriot Honoré De Balzac) e a massacrarmi il cervello con il ragionamento sui giudizi e sui giudici.

E non ne trovo conclusione.
Non trovarne una conclusione, indirizzata poi in modo sbagliato da altri che mi indicano appositamente la strada scorretta in questo labirinto per farmi sviare.

Anche questa mattina la sensazione di immoralità è inversamente proporzionale a quella di immortalità.

Dall'alto della mia sensibilità mi scende una lacrima. Sprecarle così mi lascia attonita. E con la gastrite.

Meglio cercare un pensiero superficiale che renda la pelle splendida.

sabato 20 novembre 2010

Decido IO cosa è immorale o illecito. solo IO.

Ascolto afterhours e mando a fare in culo questo gesso che mi costringe seduta qui con la gamba alta mentre vorrei volare come un rapace. Perchè qualunque rapporto interpersonale deve sempre finire ridotto ad un misero rapporto di sensualità, di sesso, di fisicità. Perchè non ci si può scambiare tra uomo e donna pensieri, musica, sogni parole, discorsi anche sconclusionati senza per questo tradire, distruggere quello che si ha? Perchè?
[ti disintossica le vene dai resti del mio seme]

Mi dai l'alcol, la carta,i fiammiferi. Me li metti in mano e poi come pretendi che io non li usi? Contro di me, contro di te, contro tutto quello che ho, a rischio di perderlo. Io sono così. Non sono immagine, finzione. Io rischio tutto se vale la pena. Io rischio sempre e dove è il limite dell'immoralità, del lecito: LO DECIDO IO. Me ne assumo tutte le responsabilità.

Non ne posso più. Voglio coltivare tutto quello che trovo e che può crescere, qualunque cosa essa sia. Oppure lasciatemi in pace. Fate morire i miei sensi, uccideteli, fatemi una lobotomia. Costringetemi a non pensare, a non vivere, a non provare sensazioni.

Cosa posso fare se mi inumidisco le mani solo qui da un divano? Cosa posso fare se mi scoppia la testa solo a guardare una immagine? cosa posso fare se so scriveere, parlare, sorridere, flirtare. Cosa ci posso fare ?

Davvero. Questa mattina sono completamente stordita da me stessa. E da te che mi hai portato l'alcol, i fiammiferi e la carta e adesso vuoi fare il pompiere !

venerdì 19 novembre 2010

Smerciare pensieri

Ciao Mondo, iersera sono andata a dormire presto perché avevo sonno. Ero stanca, non lo so ho passato una pessima giornata. Mi sono addormentata. Poi uno dei vicini di casa è rientrato e ha sbattuto la portiera dell’auto che pareva quasi volesse romperla così poco dopo mi sono svegliata. Ed è iniziato il cruccio. Un cruccio alimentato da dei messaggi sul cellulare a cui ho voluto rispondere da sotto le coperte per non svegliare chi mi dorme al fianco. Ora sono completamente rincoglionita. Proprio comatosa ma mi sono alzata e ho fatto colazione: dormirò stanotte? L’idea di essere a casa oggi quasi mi rallegra. Ho voglia di restarmene qui, tra un po’ arriva la signora delle pulizie, me ne sto qui ad ascoltare musica e spero che la signora lavi via anche la mia crosta sporca. Se ne ho davvero una, poi. Vedo il fango anche dove non c’è. Ci si deve sempre sentire in colpa per lo scambio di qualunque natura esso sia? O si deve solo essere felici di questo? Continuo a dibattermi ma la volontà che queste sensazioni che provo non rimangano incompiute è più forte. Così le vivo. E ne pagherò tutte le conseguenze.

giovedì 18 novembre 2010

Una mente carnale, e lacerante

Mi sto appassionando molto ai film in questo mese di reclusione. Ne vedo di tutti i tipi. Romantici, d’autore, stupidi, degli anni ottanta. Con il piede destro sempre freddo sottoscrivendo con ipotetici firme la enorme volontà di scappare da qui ed andare da qualche altra parte. Camminare nella notte su tacchi altissimi che per mesi non potrò più portare. Barcollare anche, quasi al ritmo di musiche sconosciute e note anch’esse novembrine. Voglia delle feste, delle serate in compagnia ballando disperatamente. Scrivo molto. In modo sconosciuto a volte, flirto con la mia mente ad innamorarmene in una sorta di loop. Mi guardo allo specchio e trasluce solo quella di fronte ad un corpo parzialmente in decadenza. Dormo male, dormo poco cerco di sorridere ad una settimana di distanza dalla forse giornata in cui tornerò a piede libero. E mi abbandono a sogni carnali e laceranti.

mercoledì 10 novembre 2010

Franco Battiato - No Time No Space (Inneres Auge)

maledetta me, gli inutili dolori dell'anima a confronto con i dolori del corpo !

Alcune volte capitano delle cose casuali oppure legate a quello che fai ogni giorno. Giocando a pallavolo e sotto stress alla prima partita, ovvero il 16 ottobre, mi sono rotta il V metatarso del piede destro. Ebbene si, ho rovinato uno dei miei amati odiati piedi. all'interno della scarpa si era formato un enorme bozzo sopra il mignolo e il risultato dell rx è stato un impietosa FRATTURA SCOMPOSTA DEL V METATARSO. Nessuno ha avuto dubbi: dal primo infermiere all'ortopedico. OPERARE. Non ero mai stata in ospedale fino a quel momento. Si qualche volta al pronto soccorso per cose piccole e cretine ma mai ricoverata, mai operata, mai una anestesia. Fasciata mi hanno rispedita a casa e programmato le visete pre operatorie per il lunedì. Il piede faceva male. Ma resistevo. Giovedì 21 ottobre sono stata operata. Letti bianche, un camice bianco, tanti infermieri, dottori, mascherine, flebi, punture e l'anestesia che ti intorpidisce tutta la parte inferiore del corpo. Una puntura nella schiena e in cinque minuti sparisce tutto. La panchia, la patata, le gambe, la vita.... nulla più risponde al di sotto di te. Non ci sono istinti, non ci sono dolori non v'è nulla. Un telo verde davanti, tanti sguardi. Un martello, delle martellate un radiologo che ti guarda e ti dice "iniziano" e tu guardi l'orologio, tic tac tic tac meno dieci alle unidic. Tic tac tic tac. La bellissima e bionda anestesista con gli orecchini azzurri mare che ti guarda, segue l'andamento del tuo cuore e della tua pressione arteriosa... anch io guardavo lo schermo ma ad ogni minuto i battiti erano sempr emeno e la pressione sempre più bassa, così ho iniziato a concentrarmi sui rumori quando tic tac tic tac. 11 e 10 il radiologo mi riguarda, mi gira la macchina con il mio piede ripreso e vedo due enormi fili di ferro che mi escono vicino al mignolo e vicino al tallone. I Fili di Kirschner. Gli chiedo subito di girare lo schermo e chi vuole vedere quello scempio degno di un film dell'orrore. Riparto con il letto verso la mia stanza dove D e mio padre m'aspettano. Non sto male. Poi l'anestesia in men che non si dica sparisce e i dolori più lancinati che abbia mai provato nella mia vita, più forti di quei dolori dell'anima di cui ho spesso parlato in questo blog, mi assalgono. Un continuo pulsare. Una flebo di toradol, un toradol sotto la lingua e a casa. Per una convalescenza di 35 giorni. Sono ancora qui oggi con la gamba semi ingessata e la stanchezza di chi tutto ad un tratto da una vita a velocità folle è passata ad una lentissima giornata nella quale i minuti in attesa che D torni la sera scorrono lenti come miele che cola.
Probabilmente era dovuto un periodo del genere: stavo trascurando tutto, il blog, gli amici (quei pochi rimasti), la famiglia, D, me stessa. Con il volley è finita, sicuramente per quest'anno. E anche per gli anni a venire. Non credo che ce la farei più a stare di fronte ad una rete, saltare davanti ad una avversaria. Rivedrei nella mente il fotogramma della rovinosa caduta e di quel dolore, si così forte.

Immobilizzata ad una gamba aspetto ansiosa il 26 novembre quando mi faranno l'rx e se l'osso si sarà aggiustato provvederanno a sfilarmi i fili di K e a lascirmi libera per una durissima rieducazione. Ho tanta paura. Lo ammetto.

ne ho avuta tanta prima, ne ho oggi e ne avrò quando dovrò riappoggiare il piede per terra. Non voglio fare la moralista ma da questa frattura di per se' non grave come un tumore, un infarto, una ischemia o altro ho tratto un insegnamento: noi amanti dei dolori dell'anima, masochisti di essa, che si graffiano e si lasciano lividi con consapevole piacere dobbiamo provare quelli del corpo per comprendere l'importanza della gioia delle piccole cose.

Di poter camminare, ad esempio.

Sarà banale, ma la mia vita sta cambiando. Sarà il troppo tempo per pensare.
I always love u, Londoncallingste.