sabato 18 aprile 2009

Aprile è un mese che insinua dubbi. La primavera si snoda nelle strade e la ritrovi negli alberi, nei fiori. Anche nei sorrisi della gente vedi la nuova stagione. Vedi come c’è voglia di pensare al cambiamento. Cambi d’armadio, cambi di scarpe, cambi di colorito della pelle. Cambi anche il fidanzato spesso oppure pensi di poterlo cambiare. Cambi umore velocemente perché il tempo atmosferico muta in continuazione, quasi in modo equatoriale e credi che si, davvero puoi cambiare anche tu. Il sogno di anormalizzare il corso delle cose resta impresso tutte le mattine in cui ti svegli, resta impresso sulla fronte perché vedi che gli altri lo scorgono, quando allupati di conoscenze ti scrutano tra i capelli scomposti e le vene tese per l’ennesima giornata intensa che t’aspetta. E poi si, ci credi anche tu in quei giorni in cui il sole è alto e i problemi assumono un aspetto piccolo rispetto alla grandezza del tuo spirito che ormai inonda i canali del fiumiciattolo che mediocre scorre sotto casa tua. Guardi e ti sembra di poterlo percorrere quasi camminandoci sopra, quasi tu fossi un nuovo Cristo d’anni duemila. Ma non lo sei e forse cristo non è mai esistito e tu non lo sai. Non lo puoi sapere, non c’eri. Crocifissi d’anni zero inseguono in un continuo chiedere perdono di peccati per cui non ti penti davvero. In preda a questo delirio poi la consapevolezza prende piede fino a farti capire che il coraggio c’è. Il coraggio c’è davvero e stai per fottere tutti quelli che ti passano di fianco. Li fotti mandandoli a quel paese che tu conosci, e nel quale poi vorresti andare anche tu ma non lo dici… perché te ne vergogni. Fottere senza sentirsi in colpa come invece senti tutti i giorni in cui seduta dietro a quella scrivania devi sorridere e far credere a cose in cui non credi neanche tu, devi far credere che è tutto bello, che nel mondo ci sono i fiori e che siamo tutti felici. Ma sai, dentro, che non è così e anzi, pensi a quando dovrai di nuovo scontrarti con la bruttezza delle cose, a partire dalla pessima immagine che ti rimanda lo specchio, oh Cristo! Ora ti riduco in mille pezzi di vetro.