martedì 7 dicembre 2010

Attività onirica intensa ed evanescente.

La mia attività onirica non è mai stata così intensa e mi chiedo se quando tornerò a lavorare si bloccherà oppure resterà tale. Mi da molti motivi di pensare.
Questa notte dopo averci impiegato ore a cadere nelle braccia del sonno ho sognato nuovamente l'evanescente. Cioè ho sognato per l'ennesima notte un uomo che non conosco, che non ho mai visto e che probabilmente non esiste. La settimana scorsa ho condiviso anche con D. questa mia cosa, così per essere del tutto sincera. Sebbene non si debba considerare un atto nel sonno come un tradimento? Bah.
Comunque questa notte l'uomo evanescente che per comodità chiamerò E. a differenza degli scorsi sogni non era per nulla passivo.
Questa notte E. mi ha fatto entrare in casa sua consapevolmente. Una casa vuota. Solo pareti bianche e pavimenti scuri. Non parlava. Sempre e rigorosamente muto. Mi ha bendata con un foulard nero e mi ha legato le mani dietro la schiena con un altro foulard, sempre nero. Tenendomi per quest'ultimo mi ha fatto camminare all'indietro fino a che non ho raggiunto una parete (questo però posso averlo sognato perchè ieri ho riesumato nella mente l'Edipo del teatro del Lemming dove si viene bendati e legati). E mi sembra mi abbia detto all'orecchio ma non posso giurarlo perchè la bocca era chiusa (come faccio a dirlo se ero bendata? è un sogno, no?) "non devi vedere, perchè io non esisto". A quel punto sentivo il muro dietro di me. Rumore di scotch. Mi ha fatto appoggiare le mani sul muro con lo sguardo penso rivolto verso di lui e mi ha incollato lo scotch al muro da una parte fino all'altra come a bloccarmi il bacino. Ha iniziato a baciarmi i piedi, le scarpe. Partendo dal piede malato. L'ha baciato mille volte come per liberarmi dal dolore che mi ha provocato in questi mesi, la mia appendice. Giuro che se ci penso sento ancora la sensazione. Da lì poi è salito lungo le gambe. Con dei piccoli passi con dei piccoli movimenti quasi impercettibili, davvero come di qualcosa che none siste, che non c'è. Il mio animo aveva già le convulsioni. Tic, Tic, Tic, Tic goccia dopo goccia stillava già in attesa di essere violato. Avrei voluto toccarlo. Ma avevo le mani legate. Avrei voluto vederlo ma avevo gli occhi chiusi, bendati. Dal piacere quell'impotenza diventava dolore.
Saliva, saliva sempre di più. E colava dalla mia bocca la stessa. Non mi aveva resa muta ma non avevo il coraggio di parlare spaventata dal dire qualcosa che avrebbe interrotto definitivamente la sua presenza, evanescente.
Poi l'ho sentito alzarsi, non doveva essere molto più alto di me.
Mi ha messo le mani sulla vita legata (in tutti i sensi !) e ho sentito un rumore strano, una fodera, pareva avere in mano qualcosa. Nella mia testa poteva essere qualunque cosa, anche un coltello (anche questo credo di averlo trasportato nel sogno dall'Edipo del Lemming) e invece non lo era. E. sapeva anche parlare e nel silenzio di quella stanza invece di abbattere del tutto ogni mia bassissima resistenza alla sua sensualità immaginata ha iniziato a leggere.
Il testo della canzone "Gli uccelli" Di Battiato.
(Cristo ! Questo sogno è stramaledettamente pieno di sensi inversi)
E dopo che l'ha letto io sono (s)venuta.
Devo assolutamente controllare la mia attività notturna che sta assumendo contorni inquietanti.
"Voli imprevedibili ed ascese velocissime
Traiettorie impercettibili
Codici di geometrie esistenziali."