Non credo sia difficile comunicare con me. Penso di essere una donna che ascolta. Non sempre e magari non tutto però nel complesso di una conversazione cerco di interagire e dare qualche consiglio. Credo anche di essere in grado di spiegarmi con chiarezza, in italiano, dire la mia opinione, sottoscivere quella altrui, portare avanti le mie ragioni.
Poi crolla tutto e mi rendo conto che non riesco nemmeno a farmi capire dalle persone che amo. Mi guardano attonita e dopo giorni mi dicono "ah, ma come io non sono convinta, non avevo capito, non sapevo" e a quel punto mi si sgretola anche l'ultimo briciolo di buon senso e tendo a diventare cattiva. Di quella cattiveria tagliente non fisica bensì verbale: in questi momenti posso dire di tutto. Le peggiori crudeltà. La gravità contundente è che poi non me ne pento ! Anzi tendo alla recidività con punte di malizia.
Qui mi sorge il dubbio: ma la vita è davvero nostra?! Oppure nel momento in cui decidi di condividerla con qualcuno non è più tua ma è a metà e quindi tutte le decisioni vanno prese a metà? Oppure si può continuare a disporre del proprio corpo con il libero arbitrio con cui se ne è sempre disposto? Si può pensare fuori dal coro? Si possono fare le cose che altri non hanno mai fatto e per le quali non sono d'accordo? A volte mia madre, e dico mia madre, mi sembra più "moderna" di molti coetanei.
Il concetto base è che ognuno a mio avviso dispone per se' evitando di fare del male ad altri se, alle volte, il voler disporre il proprio bene crea qualche problema a qualcuno altro è da mettere nel durissimo conto di una cosa che si chiama vita. Sarò crudele e forse cinica, aspetto che non mi ha mai caratterizzato, ma ho l'assoluta necessità in questo momento in cui tutte le mie certezze sono cadute in pezzi (le mie, non quelle della coppia, della socialità, dell'amore... le mie interiori e basta) sento una necessità quasi totalizzante di potermi autodeterminare. In tutto: in quello che sono costretta a mangiare come una assurda incubatrice, in quello che devo bere per idratarmi, negli integratori a cui devo sottostare per non soffrire di dolori muscolari, nella richiesta quotidiana di alzarsi dal letto quando non ne avresti voglia e nell'altra richiesta quotidiana di sorrisi sebbene l'unica cosa che contraddistingua il mio stato d'animo al momento sia una paura fottuta.
Sabato prossimo compio 30 anni. E non ci saranno torte, candeline, feste e cazzate varie perchè non c'è niente da festeggiare. Solo la mia ansia. Ebbene, festeggiamo tutti assieme la mia fottuta ansia ! E rallegriamocene, non v'è motivo di essere tristi perchè ogni patologia del corpo e dell'anima se sputata fuori (nel mio caso direi in modo più corretto, vomitata) poi se ne va nell'etere e si appiccica a quegli sguardi mediocri e curiosi piccolo borghesi.
Dio, che invettiva. Degna della migliore me.
2 commenti:
Avevo scoperto il tuo blog per caso, e oggi, spinto dall'insonnia e dai ricordi, scopro che hai ricominciato a scrivere.
Non so cosa tu stia passando, ma ti offro tutta la solidarietà di cui è fornito un animale da blog.
In ritardo si, ma sempre validi. Auguri per i tuoi 30 ed una nuova consapevolezza.
Ciao
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