martedì 4 marzo 2008

L'Espresso
















Siamo da anni abbonati all'espresso. Un abbonamento lucido, consapevole e senza politica sotto. Da circa tre anni l'abbonamento lo pago io. Mia madre e mio padre, degli intelligentissimi liberali veneti di mezza età, non accettano alcuni articoli di parte (anche se quando arriva il postino il sabato mattina mio padre é il primo a sfogliarlo e gustarne le pagine) e hanno deciso che se lo voglio ancora devo pagarmelo. Detto, fatto. Per i settimanali di media cultura spendo volentieri i soldi. E' sempre stato l'appuntamento del venerdì notte (quando ancora con eccezionale puntualità piombava a casa il venerdì mattina): rientravo dalla discoteca, dall'uscita con l'ancora mio doppio ex moroso dell'epoca (anno 2000) e mis edevo sul tappeto del bagno (ebbene si) a leggerlo, a sfogliarlo con estrema bramosia a consumare le pagine, leccarle, quasi mangiarle. Così per anni. Poi il venerdì sera troppo stanca lo abbandonavo alla sua fortuna... allora diventava (con ritardo ed enorme tristezza) l'appuntamento del giovedì sera prima di cena, unica sera libera da allenamenti e uscite, mentre asciugavo i lunghi capelli. Nell'ultimo anno devo dire, l' ho un po' tradito: da un lato il lunedì mi viene portato via dal corriere... il martedì da repubblica e ahimé dalla consueta lettura del Ilsole24ore, quotidiano che fa davvero parte della mia giornata quasi come il caffè (non con la stessa dipendenza). Così questa sera presa l'ho ripreso tra le mani.
Apro la prima pagina (cerco di gustare quello che gustavo otto anni fa). Nella prima, un po' cartonata, bella al tatto, piacevole e scivolosa al òpunto giusto con anche apertura di tipo "antina" verso sinistra ci sono due uomini di una nota marca di abbigliamento (peraltro che mmi piace). Due uomini efebici, sottili, pallidi, con delle giacche strettissime e dei cravattini altrettanto stretti. Volto ancora pagina. Ora non c'é più il cartoncino e il fruscio é musica. Seconde due facciate: un uomo, questo, più maturo di nome "Patrick Dempsey" che indossa vestiti di una altra nota marca (più di classe e meno ribelle di quella prima). Lo guardo con il suo sguardo ammiccante e penso "ah però, sto quarantenne". Poi tutto finisce lì. Un fremito breve e nemmeno troppo intenso. Un abito classico, delle belle e noiose scarpe. Giro nuovamente. Ancora fruscio. Alla terza facciata mi si presenta un uomo in mutande tutto tatuato (mutande di un'altra nota marca). l'uomo é un calciatore iperfamoso, più famoso per la sua bellezza statuaria che per il suo cross da destra (calciofili correggetemi, non ricordo se é da dx o sx) e anche per la sua moglie incellofanata e antipatica (ma bella). Lo guardo, tutto inoliato che si cala i pantaloni disteso su un letto vuoto un po sciupato. La prima idea non ve la dico. Però non é nè piacevole nè sensuale. Non mi piace questo qua. troppi muscoli.
Ri giro. Ormai convinta che ci sarà il consueto appuntamento con la vignetta satirica di altan. Invece no: un auto. Di lusso. Giro ancora adesso con forza, quasi strappo la pagina: un'altra facciata. Una pubblicità di un telefono e due fighettone finte fatte a computer con le tette sotto il mento e la faccia da zoccole. Giro ancora, che ansia. Un paio di scarpe alla moda e finalmente Altan.
Non voglio fare la bacchettona soprattutto perché come mi faceva notare qualcuno qualche tempo fa io studio allo IULM patria della pubblicità, dei fighetti e di altro. Però Iddio. (questa esclamazione mi viene da cuore) a me la pubblicità piace, la comunicazione piace, la relazione piace. Adoro far sedere i miei clienti in ufficio, relazionarmi con loro, farli sentire perfettamente a loro agio. Adoro anche inventare pensare elaborare volantini, frasi, scrivere abbozzi e ammiccamenti da brava pubblicitaria ma L'espresso no. Lo so, si . Senza tutte quelle pagine forse il mio settimanale preferito non vivrebbe. Lo so.
Poi mi chiedevo: notate come sono invertite le cose? allora sacendo in taverna e vado nell'archivio meticoloso degli espresso (solo per le bustine di minerva di Eco, VERO MITO) e sfoglio un settimanale di sette anni fa. Nelle prime tre pagine c'erano si pubblicità. Ma erano donne mezze spogliate. E ora ci sono uomini: ma di tre tipi. Il fighettino magro efebico. L'uomo vissuto e il macho. Le tre donne erano tutte belle al limite della bellezza patinata ma simili. Una bionda una mora, tutte e tre prorompenti.
Il mondo cambia, io sono maledettamente la stessa con lo stesso sogno: Fare la giornalista. Magari per il sole24ore. E ora non ho più paura di dirlo.
E per questo un po' MI AMO.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bè il mondo cambia in fretta si. di sicuro oggi le figure maschili in posa attirano di più, perchè oltre ad attirare lo sguardo delle donne attirano anche quello degli uomoni, che per metà sono narcisi e per metà checche.
Ma tu probabilmente queste cose le sai meglio di me..