Era in agguato da giorni questa zoccola: la mia follia era lì pronta a prendere il sopravvento al primo momento di solitudine vera. Quella che attanaglia. Quando ti fermi a pensare chi sei sotto le coperte del tuo piumone: senza D, senza Chris, senza nessuno che tenti di farti ragionare su chi sei, dove vai perché. e così stanotte di rientro dalla partita ho letteralmente sbroccato. Sono stata seduta due ore a cena dopo il match quasi in catalessi... come fossi una ameba senza vita (pessimo presagio, già lo sapevo, già lo sentivo che Follia stava per sopraggiungere). In pullmann sulla strada del rientro ho cercato di dormire ma le altre giocavano a briscola urlaando (giustamente aggiungo, di solito ci sono io seduta al loro posto ad urlare) così mi sono accovacciata tra me e me ed ho iniziato con un cucchiaino a scavarmi nell'anima. Stadio dopo stadio pezzo dopo pezzo. E quei pezzi li ho tutti ingoiati come un cannibale mai sazio, un cannibale con disordini alimentari. Ho pensato e risucchiata dai pensieri appena entrata in casa non ho nemmeno svuotato la borsa (che stamattina ho trovato svuotata GRAZIE MAMMA). Mi sono buttata nel letto ed ho iniziato a delirare: tremiti. Ho mangiato anche le unghie. (le mie unghie faticosamente fatte crescere). Dove sto andando? Dove ho buttato i miei sogni? Dove li ho buttati?
Poi ho anche tentato di spaccare lo specchio che mi dava la mia immagine. Ci sono delle notti in cui mi odio. In cui odio questa fottuta testa piena di pensieri. E questo corpo pieno di difetti.
Oggi é domenica però. C'é il compleanno di Sara. Mi metto la maschera, mi trucco, mi vesto, mi preparo. Mi vesto di bianco. Di bianco.
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